Colpisce la povertà della Missione e dei villaggi circostanti

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Iniziamo con le avanscoperte a Setto :

il primo villaggio visitato oggi si trova a circa 15 km di distanza da Setto percorrendo una pista discreta

GBADAGBA …  Già il nome a noi pare impronunciabile ma impareremo a conoscerlo un po’ alla volta


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Il Villaggio di Nontchedingbe

Il Viaggio visto dagli occhi di Angelico

8 febbraio – venerdì Sveglia alle 4,45; ore 5,00 colazione e ore 5,30  partenza per Setto. Naturalmente tutte le suore presenti per i saluti (momenti veramente intensi, sentiti e commoventi). Ci accompagna alla nuova missione suor Anastasie. E’ ancora buio e lungo la strada davanti alle capanne si vedono già i fuochi accesi con sopra i pentoloni per (… la colazione?). Alle sei di mattina si incontrano lungo il ciglio della strada, gruppetti di bambini che, equipaggiati e a piedi, si stanno dirigendo verso le loro scuole. Alle 8,30 si entra in autostrada (che poi non si differenzia per nulla dalla strada normale), pagamento del pedaggio e ………(tutto il mondo è paese) tangente: quatri bananis. Alle 14,30 finalmente si arriva nella parrocchia di Setto di padre Emanuel dove incontriamo le suore della missione: suor Blandine la superiora (ivoriana) e suor Felicitè (togolese) alle quali si sono unite per l’occasione dell’incontro con gli AdU suor Adelaide e suor Benedicta (togolesi) e suor Dores di Trento (finalmente una suora bianca) che domani partiranno per la Costa d’Avorio .

Subito a pranzo tutti insieme in cortile nelle tavolate già apparecchiate sotto un improvvisato gazebo al riparo di un’enorme pianta di mango (come si mangia bene a Setto). Il clima è caldo e molto umido; fortunatamente un po’ ventilato. Pomeriggio dedicato alla riunione con le suore e con padre Emanuel e a seguire visita alla scuola parrocchiale costruita sull’area della parrocchia non senza il tradizionale saluto da parte dei bambini della scuola e il solito simpatico intrattenimento con balli, canti e scenette preparati per l’occasione. In attesa dell’ora di cena, chiacchierate in libertà in un ambiente e clima festoso; le suore sono particolarmente vivaci e allegre (suor Adelaide a è mate dal dut, suor Blandine la definirei un “pozzo di gioia”). Cena veloce e partenza per Bohicon distante circa 30 km. dove saremo alloggiati per la notte. La camera è accogliente e ….. urca, urca, c’è anche il condizionatore (peccato che acceso o spento faccia poca differenza); doccia con il patema di rimanere senza acqua a metà e poi …. nanna. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° La missione di Setto è stata aperta recentemente per decisione della congregazione e attualmente, è provvisoriamente insediata in alcuni locali di fortuna all’interno di una corte entro l’abitato di Setto, in attesa della disponibilità di un’area idonea per realizzare una sede funzionale allo svolgimento dell’attività missionaria. 9 febbraio – sabato Sveglia presto, colazione e partenza per Setto. La giornata si presenta impegnativa con la visita a parecchi villaggi facenti capo alla parrocchia di don Emanuel tutti abitati da gente di etnia fon. Si inizia con la visita al villaggio di Gbadagba (tradotto “luogo per riposare”), che raggiungiamo percorrendo una quindicina di chilometri di pista, attraversando guadi che, durante la stagione delle piogge, si ingrossano e il villaggio rimane pertanto isolato. Il villaggio ha la scuola e dei pozzi che tuttavia sono insufficienti (l’acqua scarseggia) per le necessità del villaggio. La chiesa è fatiscente, parecchio lesionata, senza infissi e pavimento. Il capo villaggio evidenzia la grave carenza di assistenza sanitaria per gli abitanti. Prima di proseguire il viaggio, viene suggellato un patto di amicizia fra il villaggio e gli AdU. Si prosegue per Toweta (tradotto “di là del fiume”), villaggio di circa 1,500 abitanti, dediti principalmente all’agricoltura, che raggiungiamo dopo circa 7 km. di pista. Il villaggio e composto principalmente da donne (gli uomini sono pochi) e pertanto ogni uomo ha tre o quattro mogli, tanto che il capo villaggio commenta: “il Signore ci manda bambini tutti i giorni”. Anche in questi luoghi si riscontra uno stato di estrema povertà e anche l’acqua è insufficiente alle necessità del villaggio; ciò nonostante gli abitanti hanno provveduto a realizzare con grande sobrietà una chiesa costituita interamente con palizzate il legno. Ultima tappa della mattinata  la visita al villaggio di Nontchédigbé situato a lato della strada principale e per l’occasione era presente una delegazione del villaggio di Gnizounme distante circa 5 km. per far presente che il villaggio è sprovvisto di acqua. La giornata si conclude con la visita pomeridiana al villaggio di Etchowinigon nel quale erano confluiti anche gli abitanti dei villaggi di Kassèhlo 1 e Kassèhlo 2. Come al solito in tutti i villaggi l’accoglienza è stata calorosa e festosa con canti e balli tradizionali; le danze di queste popolazioni sono abbastanza diverse da quelle delle popolazioni di etnia baribà e peul della zona di Kandi.